Il ragazzo della via Book. Salvatore Scalzo “A piedi nudi”, a giocare coi voti

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Le celebrazioni, in vita del celebrato, sortiscono spesso un effetto di segno opposto alle pur lusinghiere intenzioni del celebrante. E’ proprio in ragione delle lusinghe, con quel che di cerimonioso e dovuto esse esprimono, sia pure involontariamente. Non sappiamo chi abbia avuto in mano la regia della serata di presentazione della fatica letteraria di Salvatore Scalzo (A piedi nudi – Prove di cambiamento nella politica meridionale, Donzelli, 2013). In ogni caso essa è stata lungamente esposta al pericolo più facile: l’affettazione, con conseguente sovraesposizione al buonismo, malattia infantile del veltronismo,  dintorni e successivi. Con accenti quasi di buona novella, di vangelo spiegato al popolo. Con tanto di prologo (dieci minuti di foto, dal principio che fu Bruxelles fino alla passione secondo D’Attorre) e recita salmodiante di passi cruciali del libro (con voci alternate di fini dicitori, uno leggeva Scalzo come Bonhoeffer, l’altro come sentire il Crusoe di Defoe). Con la conseguenza che poi finisce che ci credono tutti, a cominciare giustamente dallo stesso Scalzo (“la nostra vicenda resterà scolpita negli anni a venire” e “abbiamo compiuto un cambio di storia che segnerà il volto politico della Regione”), per continuare con Nicola Fiorita ( “leggere Scalzo mi ha fatto lo stesso effetto della Costituzione di Benigni” e “il sottotitolo è sbagliato, perché il cambiamento di Scalzo è di portata non meridionale, ma nazionale”), per non terminare con Carmine Donzelli il quale ha plasticamente definito il fenomeno Scalzo quale risposta alla domanda circolata nella precoce primavera del 2011 nel Pd regionale e cittadino: abbiamo qualcuno che possiamo sacrificare alle comunali in attesa che ci sistemiamo le nostre cose interne? Sì, e chiamano Scalzo.
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